Home sweet Home, stoffa, acrilico, pizzo su tela
lauratriscritti ALL RIGHT RESERVED 2020
Laura Triscritti
Installazione partecipata. Spazio Ex Ansaldo, VI° rassegna dei Giardini D‘Xpo, curata da Antonella Cirigliano,
e in collaborazione con Enya Idda e 30 partecipanti: narratori di storie, officianti e hostess.
Collaborazione con Barbara Bernardi per la realizzazione della videoinstallazione. Milano, 2005.
La componente ludica e la ritualità rivelano l’abbondanza creativa dell’essere umano, ma quando il giocattolo diviene l’emblema che governa la relazione tra gioco e creazione, avviene un pericoloso scambio di ruoli tra giocattolo e giocatore.
La Bambola, da sempre collocata nelle dinamiche del transfert per eccellenza, determina nell’esperienza infantile e adolescente la ricerca di identità, i crepundi, piccoli balocchi, venivano messi al collo dei neonati abbandonati per proteggere l’identità non ancora ricevuta. La nostra Barbie non è una bambola da cullare, vive di vita propria, non ha genitori, è indipendente, ricca, vincente, ottimista, non ha esperienza di gravidanza e allattamento.
Exit è un invito a varcare le soglie, proposta di alcune possibili soluzioni di uscita in cui l’elemento rituale viene recuperato e gli elementi simbolici ritrovano la loro collocazione dove la finzione del gioco lascia spazio a una realtà trasformabile, liberando ogni elemento del linguaggio dalla schiavitù di adesione, affinché, tra giocattolo e giocatore, si ristabilisca quella relazione affettiva che genera l’ispirazione poetica.
Nella seconda stanza il pubblico assisteva a un rito silenzioso con due officianti, un uomo e una donna, immersi nel pane e nella farina, custodi di forme primitive della dea madre in terracotta e pane che distribuivano e condividevano con i partecipanti.
Nella terza stanza i partecipanti proseguivano il viaggio accompagnati dalle guide verso 13 donne che li accoglievano in postazioni individuali per raccontare loro storie di pane e di bambole.
Nella quarta stanza il viaggiatore si trovava catapultato all'interno di uno spazio in cui la dimensione del gioco finalmente li aspettava. Un intero appartamento realizzato con cartone da traslochi e immagini ritagliate a doc da riviste per evidenziare dettgli, tutto a misura d’uomo. In questo spazio catartico ognuno poteva interagire con la cucina che diventava occasione di scrittura creativa, poteva lasciare messaggi e commenti in forma di post it, esplorare il bagno, le dispense, il frigo.
Nella quinta stanza il giocatore accedeva infine a un laboratorio per costruire bambole ricevendo un anima di cartone da trasformare a suo piacimento in un laboratoio allestito per collage e assemblaggio materiali.
Nella sesta stanza uscendo dal labortaorio l’ultimo vano del percorso era la camera da letto qui ognuno usciva riceveva una lettera d’amore.